Morte.
Avvenimento che nel pensiero comune di molte persone accade distante dalla vita.
L’uomo di conseguenza cerca o si aspetta di trovare la morte al di fuori dall’unico luogo dove vive, cresce e fiorisce: la vita.
La morte nasce nella vita.
Tu, uomo, muori nell’imprevedibile.
Tu muori dentro la vita, perché la morte sboccia nella vita, morte e vita non vanno separate, sono la stessa cosa, si compenetrano.
Tu, uomo, dai per scontato la vita.
Cerchi di proteggerti dal mondo esterno il cui fatal seme è già insito dentro la vita stessa.
L’abitudine è il tuo peggior nemico.
La tua realtà abitudinaria, il tuo desiderio di sicurezza, di aver tutto sotto controllo, quando rifiuti di capire che è proprio l’atto di “perdere le cose” che permette a queste cose di tramutarsi in ricordi.
Quando qualcosa se ne sta andando, qualcosa d’altro sta già nascendo.
È il ciclo della vita.
Ma tu non potrai mai sapere cos’è finché non inizierai a cercarlo, a vederlo con i tuoi occhi.
È nel crollo di qualcosa che nasce qualcos’altro, ma tu non lo vedi.
Tu sei cieco, o meglio, tu vedi solo il crollo, le rovine, le macerie, il caos.
Ma la vita è questo, perdite, rinascite, come i fiori.
Allora perché questa tua società è basata sul trattenere le cose?
Dove ci sono certezze, dove si accumulano certezze, la tua società si deteriora, muore dentro, perché impedisce che il cambiamento possa prender forma.
Tu, piccolo uomo, non sarai mai pronto alla morte.
Perché non hai mai provato a vivere nell’incertezza.
Io rifiuto la certezza.
Io voglio far fatica, voglio imparare a cadere, a rialzarmi e poi cadere ancora.
Voglio far del perno della mia vita la coscienza di perdere le cose e incontrarne di nuove.
Ti chiederai adesso, quando nascono cose nuove?
Quando quelle vecchie non funzioneranno più.
Quando sarai spalle al muro, senza speranze e con le mani legate.
Quando non vuoi, ma devi costruire un mondo nuovo.
Non dar nulla per scontato, non sei qui per sfruttare la vita.
Non la possiedi, e non sarà mai tua, è solo un prestito che andrà restituito.
Tutto ha un tempo, ogni cosa che trovo la dovrò perdere, è così.
Ma io voglio esser proprietario di questo tempo. Come? Per tutto ciò che incontri, prima di viverlo, dovrai chiedere a te stesso:”sei disposto a perderlo?”
Se la risposta è sì, vivilo.
Cambierai il modo di vedere il mondo.
Ti accorgerai che la vita è troppo breve per pensare a cosa puoi o non puoi avere e penserai di più a come vivrai le cose.
Se la risposta è no, fermati.
Vivrai solo nella speranza di non perder quella cosa, combatterai con la vita e alla fine ti dimenticherai di lei.
Quando vivo un’esperienza, questa prenderà forma solo quando la starò perdendo.
Affinché diventi ricordo, l’esperienza deve perdere il suo stato di materia.
Allora gonfia il petto, respira quest’esperienza, nutrila, innaffiala, crescila e amala più che puoi.
Ricorda, non cercare di trattenerla, finirai per soffocarla e una volta persa poco rimarrà di lei in te.
Credimi, diventerà un ricordo meraviglioso.
Dove nasce la morte? Dentro la vita. Nel solo e unico luogo dove nessuno potrebbe mai accorgersene.
È triste che riesci solo a vedere la vita e la morte, e non la morte dentro la vita o viceversa.
Capiresti tante cose, come per esempio, che è proprio dentro il tuo problema che si cela la tua più grande opportunità.
Ma non la vedi, stenti addirittura a crederci; forse perché fatichi ancora ad aprire gli occhi, abbagliato dalla tua troppa sicurezza.
Forse, non hai ancora visto un fiore nascere dal letame.