Sento che molti di voi si rispecchiano in questa frase:
“Pensare troppo mi causa molti problemi”
Allora andiamo ad analizzare quale è la vera difficoltà che c’è dietro il pensare troppo e facciamolo attraverso una metafora: pensate alla vostra mente come ad una grossa motocicletta molto pesante. Ora, pensate di inforcare la vostra pesantissima moto e di scendere in strada verso una destinazione molto lontana. La moto non è eccezionalmente veloce, ma è molto stabile ed il viaggio è tranquillo. C’è un solo problema: le strade nelle quali vi muovete sono incredibilmente piene di semafori, ce ne sono ad ogni curva, ad ogni angolo, in ogni rettilineo. La vostra moto, purtroppo, non è molto adatta a tutte quelle interruzioni, è molto pesante ed è fastidioso doversi arrestare ogni volta. In più, dovete continuamente tenere la testa in alto per poter vedere se il semaforo è verde o rosso. Così facendo perdete di vista la strada, rischiando di sbandare.
Questi semafori non sono altro che i vostri pensieri superflui: ogni giorno, ogni secondo, la nostra mente è attraversata da moltissimi pensieri. Essi, se troppo numerosi, ci portano a prestare troppa attenzione su alcuni aspetti della nostra vita, ci inducono a rimuginare sugli stessi argomenti, ancora ed ancora, senza lasciarci sosta e distraendoci dai nostri reali obiettivi.
Ogni volta che date un significato al mondo e cercate di spiegarlo, potrete sentirvi bene soltanto se il mondo andrà secondo la vostra spiegazione, secondo i significati mentali che gli avete attribuito. Il vero problema è che, facendo così, intaserete il vostro traffico di pensiero. La vostra “città mentale”, il vostro pensiero, dovrebbe essere strutturato come se esistessero soltanto rotonde. In questo modo è possibile non essere costretti a fermarsi in ogni occasione, ma continuare a procedere in modo fluido, andare avanti.
Questi rituali ossessivi di pensiero ci portano a restare fermi. È una fragilità interiore, paura di vivere, paura che qualcosa vada irrimediabilmente fuori controllo. La cosa peggiore è che, dopo un po’, tutto questo diventa un’abitudine, un comportamento radicato che è difficile da perdere.
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Una volta ero per strada, c’era della spazzatura per terra e un signore mi disse: “Guardi che schifo, se fossi il comune, lascerei tutta la sporcizia che c’è in discarica per strada, così imparerebbero a non lasciarla in giro.”
Gli risposi che secondo me, gradualmente, ci abitueremmo allo sporco. Dopo dieci, vent’anni che le cartacce si accumulano nessuno ci fa più caso. Tutti le danno per scontate, come se ci fossero sempre state. Anzi, nel momento in cui queste persone, ormai abituate allo sporco, dovessero trovarsi in una strada pulita, si meraviglierebbero: “Che cosa incredibile, nemmeno un po’ di spazzatura in strada.”
Questo è il rischio che corriamo quotidianamente, abituarci di ciò che, in uno stato di normalità, reputeremmo intollerabile.
Dunque il vostro compito è imparare a creare delle rotonde mentali. Delle scorciatoie che permettano alla vostra vita di fluire, a voi stessi di scorrere.
È una vita che io non riesco a non pensare… A volte penso pure dormendo… È assurdo