Negli ultimi giorni mi è capitato spesso di parlare con persone che si sentivano abusate, attaccate e denigrate nel profondo. I fautori di questi attacchi personali, gli artefici di comportamenti scorretti, sono quella tipologia di persone che ritengo e definisco come “falliti”.
Chi è il fallito?
Colui che addossa le responsabilità dei propri insuccessi agli altri. È una persona che è in grado esclusivamente di fare confronti e prova un immenso piacere quando gli altri si trovano in una condizione di inferiorità rispetto a lui.
Non amano mettersi in gioco, non desiderano avere delle responsabilità. Piuttosto, sono solite scaricare i compiti sugli altri, su chi non è in grado di rifiutare un favore o una richiesta.
Fallito è l’uomo che rimane eterno adolescente, che ha bisogno di fare del male al più fragile per potersi auto affermare.
È colui che, anche se riceve un aumento, continua a guardare gli stipendi degli altri e a criticarli per il loro merito. È colui che sminuisce il lavoro ed i progressi di chi si impegna realmente per raggiungere uno scopo.
Se nella vita porterai a termine qualcosa che va contro le aspettative di un fallito, lui negherà il tuo lavoro ed i progressi che hai conseguito. Cercherà intenzionalmente di intralciarti e impossessarsi di meriti inesistenti.
Non ammetterà mai un tuo pregio, un tuo successo. Dirà che è stata fortuna, che hai barato, perché egli non è veramente in grado di accettare i propri limiti o le capacità degli altri. Deve porsi in una posizione di coercizione, di dominio.
Per questo motivo non dobbiamo chiedere a loro delle opinioni, non dobbiamo permettergli di definire chi siamo. Loro vorranno sempre confermare chi sono loro, non chi siamo noi. Quello che vedono in noi passerà esclusivamente attraverso il confronto con loro stessi.
Per definire chi siamo, quanto valiamo, dobbiamo imparare ad osservare il mondo. Perché il modo in cui osserviamo il mondo è ciò che siamo.
Diamo forma a noi stessi attraverso il nostro sguardo sulla realtà.
Dobbiamo definire il mondo senza subirlo, senza essere schiacciati dalle contingenze che si manifestano e dalle circostanze che lavorano contro di noi. L’importante è apprendere come agire in esso e come dare forma alla nostra libertà.
Il fallito rifugge la fatica e l’impegno, se è colpevole di qualcosa l’addossa agli altri, all’esterno.
A voi.
Quindi cerchiamo di non farci manipolare, di non cadere vittime del suo gioco.
Dobbiamo essere disposti ad incassare il pugno.
Dimostrare che ciò che lui porta avanti non ha alcun effetto, che il potere che tanto desidera è solo una sua fantasia.
Incassare colpi può fare male, ma con esperienza è possibile, gradualmente, imparare come evitarli.
Diventate dei maestri, non soccombete ai falliti.
Liberate il mondo.
Non capisco. Io sono certo di essere un fallito. Tutto quello che ho intrapreso professionalmente é catastroficamente finito. Malgrado il mio fallimento e le crisi di gelosia verso le persone di successo non démolis ô gli altri. Al contrario trovo nell’altro le qualità che so di non avere. Alcune persone mi chiedono consiglio perché in passato ho avuto buoni risultati e dico loro di rivolgersi à persone più compétent in quanto non sono all’altezza di aiutare nessun avendo fallito. Ecco. Non ho nessuna legittimità per dare consigli. Ma vedo negli altri tante qualità. Lei par-là di persone invidiose ed arriviste. Un fallito non va più da nessuna parte. La vita per un fallito é finita. É solo attesa.