Oggi parliamo dell’irresponsabilità, di quanto siamo adolescenti mentre cerchiamo costantemente le cause del nostro malessere nell’immediatezza.
Leggo spesso articoli in cui si attribuiscono le cause dei nostri comportamenti, delle nostre dipendenze, dei nostri vizi ai traumi subiti durante l’infanzia. Siamo arrivati a de-responsabilizzarci per qualsiasi comportamento mettiamo in atto. Il soggetto non è più attivo, diventa passivo. Le variabili per essere felici vengono sempre cercate all’esterno. Lo sforzo non serve più a nulla.
Vidi una volta da ragazzino una scena in cui dei ragazzi, giocando a pallone, allontanavano le zanzare da loro usando l’alcool. Dopo qualche minuto però l’effetto svanì, e le zanzare tornarono. Costantemente modifichiamo la variabile immediata, alla ricerca di effetti veloci,senza nemmeno pensare di sfiorare la struttura di fondo. Non si tratta che di un atto di irresponsabilità.Questo accade in tanti ambiti della nostra vita, ma sul lungo termine la causa siamo sempre noi.
C’è una storia che mi è sempre piaciuta: Dio accompagna una persona a vedere l’Inferno. La scena che si trova di fronte è quella di un banchetto ricco, ma tutti i partecipanti alla cena sono deperiti, stanno morendo di fame. Il cucchiaio, dato in dotazione ad ognuno, è troppo lungo, e non riuscono a nutrirsi. Dio accompagna poi la stessa persona a vedere il Paradiso: la scena è simile, ma i commensali sono felici. Questo perché hanno imparato a nutrirsi a vicenda con questi stessi cucchiai lunghissimi. Il Paradiso e l’Inferno risultavano quindi essere la stessa struttura, ma quello che cambiava era il modo di percepirlo, e questo modo di percepirlo nel nostro caso è la ricerca personale, va costruito singolarmente. Non è colpa dei cucchiai, non lo può essere, dipende tutto da come vogliamo vedere il mondo, attraverso la solidarietà e la condivisione invece che l’egoismo.
Non diamo la colpa al cucchiaio, non serve a niente.