Quante volte ci siamo chiesti qual è il senso della vita?

Immagina un sentiero. Cammina lungo questo sentiero e ti renderai conto che si muove sempre ed è costeggiato da una siepe, ma non una siepe perfetta, come quelle che abbiamo di solito in testa, è una siepe tutta disordinata.

All’improvviso ti rendi conto che tutto ti sfugge, ti rendi conto che non puoi raddrizzare il sentiero. Ma proprio perché non lo puoi raddrizzare, che è tutto caotico, pieno di inafferrabilità, ma anche pieno di dolori, ingiustizie, che tu diventi sempre più felice.

Ogni istante diventa mobile, flessibile, perché sotto ogni istante ci sono infiniti passi fatti di sbavature, di errori. E questo avviene perché il sentiero è infinito, e per essere infinito non può essere preso, deve essere imperfetto, sbagliato.

E così ogni volta che cadi, che ti rialzi, che sbagli, muori, in realtà stai allungando ancora di più questo sentiero. Non si ferma mai.

Se tu potessi prenderlo, se tu potessi regolamentare la vita, creare una vita giusta o farla andare come tu volessi che andasse morirebbero tutte le variabili, saresti a morire dentro. Quindi il segreto sta proprio nell’imparare a sapere che non c’è una risposta, né dentro di noi né fuori. E gli errori servono a piallare, gli errori, le fatiche, le ingiustizie sono giusti, sono perfetti, sono quelli che danno i doni più belli.

Pensa che i regali più belli che ho avuto dalla vita sono arrivati perché ho sofferto, ma non me ne rendevo conto. E allora quando arrivi alla fine del sentiero ti siedi su una panchina, guardi quel tramonto e ti rendi conto che non è più colore, il colore ha dei suoni, il colore ha delle emozioni. E quello che vedi sei te stesso, suoni.

E tutti ti diranno sempre: “sei in ritardo, dovevi andare dritta, hai perso tempo, sei sempre distratto, ma in questo essere distratto, in questo essere confuso.. c’era la tua vita. Tu scappavi da questa confusione interiore, cercando una strada dritta perché avevi paura di vivere. E se farai la strada dritta arriverai in fondo, ma senza arrivare da nessuna parte. Il tuo tramonto non avrà odori, non avrà profumi, non avrà suoni, non avrà ricordi. Dobbiamo mettercela da parte, non c’è un perché, non c’è una risposta, c’è solo il vivere, in tutto il suo disordine.

Ecco allora il suono delle foglie, allora il tramonto suona.

L’invenzione più bella è morire, nascere e morire, morire e nascere, sbagliare, cadere, rialzarsi, più lo fai, più la stai piallando e lei è vita. Non c’è un perché, non può essere storta, non può essere dritta, non puoi avere una risposta, non puoi avere un obiettivo dove arrivare. Non c’è un business plan, se ci fosse qui muore tutto.

Il sentiero è gommoso, si muove, cambia. E’ questo il senso della vita. Spendiamo tante energie alla ricerca del senso supremo, ma proviamo ad accogliere ciò che accade.

 

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