Avevo circa quindici anni ed ero un banale studente immerso nella giungla quotidiana di un Liceo superiore provinciale. Passavo le mie giornate sui banchi di scuola circondato dai miei compagni.

Durante un’ insopportabile lezione di Latino, avvenne una cosa che cambiò radicalmente il mio modo di osservare il mondo.

Il professore che teneva la lezione, preso da una divagazione, iniziò a raccontarci di un libro che aveva molto a cuore:

Il Barone Rampante di Italo Calvino.

Parlando del protagonista del romanzo, disse: “Ad un certo punto della sua vita scelse di salire sugli alberi e non scenderne mai più. Le conseguenze di questo suo comportamento furono un cambio totale della prospettiva con cui concepiva le cose: mentre da terra la realtà assumeva un certo connotato lineare, innalzato ed estraniato dal contesto, il barone iniziò ad osservare le cose da un punto di vista completamente differente. Scoprì che gli idoli che venerava o i mostri che temeva non erano altro che fantocci di loro stessi. La verità poteva essere raggiunta solo distanziandosi da essa”

Inizialmente, non compresi pienamente il significato di queste parole, ma una bomba ad orologeria fissata nella mia mente, aspettava lo scadere del timer per esplodere.

Decisi di salire sull’albero al fine di cercare di vedere qualcosa che fino ad allora mi era stato invisibile.

Allora capii che le dinamiche presenti in tutte le classi, tra cui la mia, ossia di una sostanziale differenza tra maggioranza e minoranza.

I vari leader o emarginati erano solo frutto di un costrutto mentale per chi rimaneva legato ad un punto di vista che non permetteva di cogliere l’insieme.

Giunsi alla conclusione che non c’era superiorità nelle capacità di chi al momento era un leader. Non c’era diversità in quelli considerati strani. Tutto dipendeva da una sottile sequenza di circostanze che avevano portato lo sbilanciarsi dell’appoggio della maggioranza verso alcuni individui piuttosto che di altri. Ricchi di questo sostegno, i favoriti erano portati ad attaccare i più deboli per sancire la loro posizione.

Gli strumenti di chi voleva dominare erano diventati la discordia e la denigrazione.

Attaccare per non essere messi in discussione.

A farne le spese erano ovviamente le persone a cui erano stati sottratti i mezzi per difendersi. Ho visto persone eccezionali soccombere agli insulti di inetti. Essi sceglievano di affrontarli nell’unico campo in cui sapevano che i loro avversari non avrebbero potuto competere. La violenza, l’ingiustizia, la scorrettezza.

Uscendo dal contesto scolastico possiamo notare come queste strategie vengano largamente utilizzate in qualsiasi ambito, sono una sorta di accompagnamento, un contorno poco elegante della vita.Prima di permettere alle persone di porre le loro etichette e considerazioni su voi stessi e sugli altri optate per un’ opzione saggia.

Fate la scelta del barone.

Forse in questo modo scoprirete che le persone con cui ve la siete presa non sono colpevoli come credete, o che la pessima opinione che avete di voi stessi non vi appartiene. È tutto frutto di un sottile intreccio che ha la tendenza a mutare rapidamente, soccombere ad una condizione temporanea è una scelta stupida. Date l’opportunità al tempo di fluire, e alle cose di cambiare.

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