La vendetta non serve a nulla.

È un sentimento legato a qualcosa che è successo, un danno ricevuto, un malessere che abbiamo provato; pensiamo che vendicandoci possiamo sistemare il problema, ma non è altro che un appagamento veloce e immediato, come lo zucchero. È una sensazione che si ancora al non voler ci succeda qualcosa di brutto: categorizziamo le ingiustizie come sbagliate, non vogliamo che nessuno ci faccia del male, ma non è la vita reale, quella in cui crescere, anche perchè non possiamo credere che la vita vada sempre secondo i nostri canoni, vivendo di aspettative; anzi, sarebbe meglio non averle. Avere aspettative è avere dei copioni, cercare di prevedere l’esistenza ed eliminare le fatiche, ma vivere senza fatiche è come voler vivere di soli vitalizi. È normale subire ingiustizie, e noi dobbiamo interagire con esse in modo tale da poter crescere come persone.
Mentre le stiamo vivendo non vediamo il quadro di insieme, ma siamo assorbiti dall’ingiustizia fine a se stessa, la portiamo dentro con rabbia. Siamo limitati, e facciamo fatica ad usarle per crescere, portandole dentro e pensando di risolverle con la vendetta perderemo solo tempo.

La vendetta ci impedisce di migliorare la nostra vita,

è un rapporto veloce che ci preclude il fare un passo alla volta, una causa-effetto diretta che elimina la possibilità di vedere il processo di costruzione a tutto tondo. La vendetta è l’appagamento dei poveri.

Allora qual è la miglior vittoria che possiamo prenderci verso chi ci ha fatto male?

Non è la vendetta ma costruire una vita meravigliosa, trasformando i brutti momenti in qualcosa di utile per noi. Quando ci prenderanno in giro, ci faranno del male, risponderemo continuano a costruire, senza perdere tempo; non permettere a chi ti fa del male di allontanarti dal tuo progetto, dalla visione di insieme, non fermarti a vendicarti, non fermarti sullo stesso sentiero di guerra, ma fanne uso e continua a lavorare su di te e costruire il tuo essere.

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